Cosa c’è nella valigia

Cosa c'è nella valigia?
Sabbia.

(Aspettando Godot. S. Beckett)

Ci accingiamo con i ragazzi a studiare il Re Lear per l'ambizioso - è il caso di dirlo - progetto di giugno.
Ambizioso - presuntuoso - ambizioso.

Perchè nelle intenzioni vuole coniugare lo studio nato da "Figli d'arte" - portato in scena a febbraio - con la scelta di testi che siano coerenti con il repertorio degli attori italiani tra '800 e '900. E quindi, intanto, Re Lear. Nel repertorio di Salvini, Zacconi, Talli...Un duplice sguardo per noi: il teatro italiano a confronto con la regia nascente (e allora tutti obbligati a tediose disquisizioni sulla nascita della regia, minacciati alla lettura della Schino e Camilleri, interrogati a sorpresa su Mejerchol'd nonchè Almirante, senza criterio of course, a braccio) e lo studio di opere importanti, di repertorio, trasversalmente legate a quegli anni.
Gioco, chiaramente. Intendo nello scrivere, ora, sto giocando.

Perchè i ragazzi invece seguono. Fanno ricerche, tornano con date e nomi. E sono felice quando mi prendono in castagna (Alberto Spaini! Non Spaino!)
L'Albergo dei poveri (Bassifondi), L'Opera dei mendicanti, Sei personaggi, Rosso di San Secondo e Re Lear.
Giusto due nomi. Ah già, studiamo. Ah già il progetto.

Consolazione alle mie scelte avventate è la possibilità di scrivere a lettere cubitali la parola Studio.
Dare a me e ai ragazzi la possibilità di misurarci con una drammaturgia così potente e impegnativa e complessa. E spaventosa. Perchè Re Lear è un'opera spaventosa. Non credo di aver avuto così timore neanche quando abbiamo affrontato la Tempesta. Che pure è considerato uno di quei testi sacri che i registi approcciano in fin di vita, l'opera testamentaria di anni di studi e esperienza, il lascito ai posteri, la firma autoriale.

Re Lear, fa più paura. Perlomeno a me fa più paura. Scrivo a lettere cubitali la parola Studio sulla prima di bozza di copione adattato ma non basta a calmare la mia ansia. Mi approccio da umile studiosa e appassionata ma il titolo resta sempre lì. Re Lear.
Un'opera mastodontica. Un'immensa montagna che tutti ammirano ma che nessuno ha voglia di scalare troppo spesso. Jan Kott. Parto da qui. Immenso come sempre nelle sue restituzioni.
Parto da Jan Kott ed ecco che in filigrana compare Beckett.

Cosa c'è nella valigia?
Sabbia.

Sarà una bella avventura.
Buon lavoro ragazzi.

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