Elena, studio sul mito
Fonderia 900
Teatro dell’Orologio

Dal programma di sala:
Studio sul mito di Elena
13, 14, 15 maggio 2010 Teatro dell'Orologio, Roma

con Alberto Bosani, Marta Ceprini, Francesca Consiglio, Angela Di Tuccio, Vincenzo Fiorillo, Giulia Giombini, Sandro Luciani, Andrea Mauri, Alberto Meanti, Teresa Pase, Mersia Perra, Paola Pieravanti, Norma Beatriz Santillo, Gianluca Sforza, Gea Storace, Cristina Viscusi, Riccardo Zalla
Regia, Alessia Oteri
Assistente alla regia, Roberto Rosen BelliniConsulenza artistica, Yassmin Yaghmai

Si ringrazia
Claudio Boccaccini,
Fabrizio Perrilli, Yassmin Yaghmai,
Federico Vigorito

Nel biancore Elena finisce e nel biancore ha inizio”. Racconta il mito che Elena, giovane spartiata figlia di Zeus e della mortale Leda, considerata la più bella tra tutte le donne, fu rapita bambina da Tèseo e portata nella roccia di Afidna. Riconquistata da Castore e Polluce, suoi fratelli, tornò nella casa paterna dove, scelse e sposò Menelao, re di Sparta, e da lui ebbe una figlia, Ermione. Un giorno Paride, figlio di Priamo, re di Troia, fece visita alla corte di Sparta, e ricevuto con tutti gli onori profittò di una breve assenza di Menelao per sedurre e rapire Elena, provocando l’ira dei Greci. Agamennone, fratello di Menelao, armò un esercito per riconquistarla. Nella guerra feroce che durò 10 anni Elena ebbe un comportamento ambivalente. Fu con i greci indicando loro la via giusta con segnali di luce, eppure quando questi si introdussero in città nascosti nel ventre del cavallo di legno, si schierò dalla parte dei troiani, imitando le voci delle mogli dei guerrieri achei affinché si tradissero e uscissero allo scoperto.
Quando Paride venne ucciso da Filottete, Elena sposò Deifobo. Infine si riconciliò con Menelao che la riportò a Sparta dopo un viaggio durato sette anni.

In un’altra versione del mito Elena  fuggì con Paride a Leukè, isola dal bianco splendore, e poi in Egitto. Lì il re Proteo la trattenne lasciando che Paride partisse per Troia, forse, solo con il suo simulacro.

Il mito di Elena - tutto e il contrario di tutto, donna, madonna, puttana e strega- ha conosciuto il fiorire di una letteratura immensa. E’ la Elena dei tragici, pura e senza colpa in Euripide, innamorata e in attesa del suo sposo Menelao; la Elena descritta da Eschilo nell’Agamennone, distruttrice di navi, di uomini e città; è la Elena dei romantici e di Hofmannsthal, fino ai ritratti più moderni di molta drammaturgia contemporanea come nel caso del poeta albanese Çlirim Muça o di Ghiannis Ritsos che in un lungo e doloroso dialogo con le immagini e i ricordi, la descrive non più giovane, non più bella nell’ossessione di un corpo senza più valore.

Sul fondo del mito, la guerra di Troia, la più feroce  e immortale tra tutte le guerre, di cui Elena fu causa e pretesto, da quella notte fatale in cui leggera uscì dalle porte osando l’inosabile, e se ne andò portando con sé a Ilio una dote di rovina. Così nei versi di Eschilo, nel racconto della notte violentissima della caduta di Troia in cui i greci “superarono il loro diritto” con tale ferocia da sentirne il peso per secoli.

 

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