Studi per gli spettacoli di giugno : Goldoni attraverso Pirandello

Inizio e non senza fatica ad entrare nell’universo goldoniano. A partire dal Teatro Comico, primo testo che mi ha agganciato, per quel livello meta teatrale che non solo porta con sé gran parte del senso della sua Riforma, ma anticipa la medesima operazione che Pirandello farà nei Sei personaggi , una drammaturgia che dall’interno della scena riflette sull’impatto che quel pensiero di modernità e cambiamento – che entrambi gli autori perseguono, e con forza  – ha su una compagnia del tempo. Ci sono molte differenze è chiaro. E molte assonanze. I Sei personaggi – nella eccezionalità di un testo in cui Pirandello mette in chiaro e in forma che un altro teatro è possibile, ed è possibile senza necessariamente servirsi di chissà quali mezzi, è  un esempio magistrale di Teatro nel Teatro, e insieme manifesto del pensiero di un uomo che con sguardo lucido e caparbio esprime la volontà di ridefinire la scena dal suo interno, senza spazzare via la Tradizione, ma integrandola. Il fallimento e le critiche sono ormai aneddotica: la prima al teatro Valle del ’21, in cui al braccio della figlia Lietta, se ne scappa da una porta secondaria del teatro, mentre il pubblico gli urla Manicomio, è storia nota a tutti. Poi ci sarà l’esperienza di un teatro Stabile, poi ci sarà quell’esilio volontario in Germania. Perché bisogna tornare Marta, bisogna tornare. Ma da padroni. Così nelle lettere a Marta Abba.

Ci sono differenze, è chiaro. E molte assonanze. Inizio dunque e non senza fatica a innamorarmi di Goldoni, perché quelle assonanze cominciano a risuonare sempre più forti. C’è un autore, c’è un pensiero di riforma, c’è una Tradizione che non va spazzata via, c’è l’incomprensione, c’è il confronto e lo scontro – per entrambi – con il Teatro del tempo.

E attraverso Pirandello inizio a intravedere Goldoni. Piano piano. Un passo alla volta. Perché levati gli orpelli, il cattivo uso che quello stesso teatro, bandito da Pirandello – i salottini rossi buoni per ogni occasione, il suggeritore – e che imponeva che ogni buon attore avesse nel suo bagaglio almeno un personaggio goldoniano, tramandando sino a noi semplicemente la superficialità dei lazzi – ne ha fatto un autore in minore, di cui si riconosce per dovere la grandezza, ma si ignora la profondità, perché è lezioso, perché è vecchio. Il solito passo di nobiltà che si assume per sentito dire.

Goldoni non si fa.

E poi e di contro ci sono le scritture felici di una parte significativa dei Maestri del Teatro moderno (Strehler, Ronconi, Squarzina, fino ai più giovani e contemporanei Roberto Latini e Antonio Latella, e vado a memoria di studi matti  e disperatissimi  e quindi senz’altro non sono tutti)

Inizio a intravedere Goldoni attraverso Pirandello. E se il primo aggancio è stato il Teatro comico, via via  che passano i giorni di questi studi e di ricerca, si fanno sempre più rumorose le assonanze. E soprattutto inizia a commuovermi questo autore straordinariamente prolifico (150 commedie come annota egli stesso nella prefazione dei Memoires) e inizia a farsi sentire e più forte il suo desiderio di riformare la scena dal suo interno, senza rinnegarla.

E soprattutto inizia  a appassionarmi la sua biografia, i suoi esili più o meno volontari, quel che si legge tra le righe dei suoi Memoires, quella malinconia degli ultimi anni a Parigi. Quella sua lotta. Caparbia e testarda.

[Erano i giorni del CoronaVirus]

Alessia

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