Baccanti
di Euripide
Villa dei Quintili

Settembre 2015 Ninfeo della Villa dei Quintili  in collaborazione con Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il MNR e l’Area archeologica di Roma  Baccanti di Euripide

Dio di parusia.
Dio di presenza.
Il nostro studio su Baccanti di Euripide – testo scelto senza una motivazione precisa e semplicemente ad istinto  – trova il primo riscontro nel “Dioniso mascherato delle baccanti”, saggio esaustivo di Jean Pierre Vernant (e Pierre Vidal Naquet), autore amatissimo, fruibile, comprensibile, di profondità di sguardo ed analisi del tutto accessibili anche a chi – come me – non ha una formazione rigorosamente classica.
Lo incontriamo io ed Eleonora insieme. Mentre lei – insegnante di latino e greco, interprete appassionata e brava – suggerisce la lettura ai colleghi e compagni di teatro, io scartabello tra gli scaffali della mia libreria in cerca di un orientamento.
Vernant, è il primo sguardo.
Parusia.
E’ il suono della parola a affascinarmi.
il suono che come in ogni parola del greco antico rimanda a significati molteplici, profondità di sguardi capaci di cogliere uno e più sensi, significato e significante, Metis nel senso più rigoroso del termine

Parusia.
presenza.

il primo sguardo su Baccanti, il macro contenitore della nostra analisi è il teatro.
Il dioniso mascherato delle Baccanti è il teatro.
Lavoriamo sulla soglia. Per tutto il mese di luglio: approfondendo suggestioni ed analisi critiche, seminando squarci nel velo, recuperando connessioni e analogie (negli spazi bianchi del testo Il Christus Patients – al contempo stiamo rimettendo su Laudes, da Jacopone da Todi, ancora la critica rimanda a una possibile connessione tra le due tematiche, nel Christus Patients di autore ignoto – forse Gregorio il Teologo – , i versi mancanti in Euripide prendono la forma del pianto della Madre a Cristo, Agave al figlio Penteo, Maria a Cristo).

Dioniso in prima analisi è un lavoro sullo sguardo.
lo scrive Euripide. abbandoniamo le analisi e ci lasciamo scivolare dentro questo sguardo: “Eccomi a Tebe”.

Guardami.
Guardami affinché io ti veda.
Guardami affinché io veda l’altro da te.
Guardami affinché io possa rivelarmi al tuo sguardo.
Guardami affinché io possa vedere in te, me.
Guardami.
e scompagina, dilata, ricostituisci e torna a dilatare il mio spazio e il mio tempo.

perchè sono lo straniero che ti apre la soglia.
Colui che scombina e scardina e confonde.
e salta ogni piano logico.
“Io vedevo lui e lui vedeva me”

Il macro contenitore è ancora “Guardami”: scivoliamo dentro il testo e ci lasciamo con molte suggestioni, agosto, vacanze,  le letture sulla spiaggia, l’adattamento delle parole sul corpo dei miei interpreti, il macro contenitore che inizia ad aprirsi, dalla soglia al suo interno, scivolando dentro, Semele ed Agave, due madri, la madre di Penteo e la madre di Dioniso.

Ci rivediamo ai primi di settembre. la memoria a posto, la necessità di montaggio.
ed io che al contempo ho scritto parole.

A e su Agave, la madre.

Che vede una testa di leone in luogo del figlio.
Che non pensa pensieri che  dovrebbe pensare.

ho fatto parlare Penteo e sua madre Agave.

Al contempo mentre sempre più forte
la parusia chiedeva presenza
leggevamo parole
che a istinto rimandavano a un unico senso.

Baccanti,
baccanti,
il dio slatentizza,

il dio mascherato
fa vedere due soli
in luogo di uno.
il dio svela e maschera.
è maschera che racconta
e insieme sottolinea un’assenza.
è la parusia
trovata nell’unico luogo possibile
nel sacro recinto di Semele
in questo teatro
segnato da un cerchio
in cui l’attore leva il suo tappeto
e fa danzare le sue scarpe.

la sua anima più profonda.

queste e molte altre ancora le suggestioni su Baccanti.
Un testo immenso che Euripide ha scritto 2500 anni fa.

un testo che parla di parusia

di presenza.

che celebra il teatro come forma possibile da dare all’incoerenza.

che dialoga con l’ombra.
che celebra il dio mascherato
che ci portiamo dentro.
per riconoscerci ai noi stessi.

grazie ragazzi per avermi seguita in questo percorso.
Buon lavoro

Torna in alto