Al Metis mi chiamano “Giulia piccola”, o “Giulietta”.
In effetti, quando ho cominciato il mio percorso ero ancora un’adolescente, ignara di star dando inizio a una lunga e tormentata storia d’amore.
Lunga perché sono passati parecchi anni, nonostante io non abbia mai smesso di essere “Giulietta”; tormentata, perché mi ha portato – come d’altronde accade in tutte le grandi storie d’amore, quelle di cui parla il Teatro – a scontrarmi costantemente con me stessa, per poi accogliermi e trasformarmi.
Sono cresciuta qui. Tra pause, ripensamenti, indecisioni, euforia, elaborazione, condivisione. Sono cresciuta e al contempo sono rimasta “piccola”, perché solo chi è piccolo può continuare a crescere.
Non so dove andrò, non so che strada prenderò. Ma so dove sono. Nei panni di Cordelia, di Colombina, di un Bambino Interiore o di un bambino soldato, sono sempre a casa.




