Guardami
a cura di A.Oteri
Teatro dell’Orologio

Guardami
Partitura per corpo e voci a cura di Alessia Oteri
Teatro dell'Orologio
Giugno 2014

Guardami è l’ultimo studio sul tema della costruzione dell’identità che a partire da Inferno – produzione del gruppo del 2012- e attraverso i successivi Metamorfosi e Febbre ha coinvolto, appassionato, segnato questi due anni di lavoro del gruppo.  Una ricerca in cui sono confluite memorie private e suggestioni – in quella linea di confine su cui abbiamo sentito urgente il bisogno di riflettere.

I lavori proposti nel testo, rielaborazioni personali sollecitate dal pensiero gruppale, mettono l'accento sulle funzioni identitarie piuttosto che sulla relazione d'oggetto, collocano la melanconia nell'area del narcisismo primario e della formazione dell'Io, individuano nuovi parametri rispetto alla cura classica. La centralità del tema della specularità strutturante, dello sguardo ferito, dello sguardo assente, del punto cieco e mutacico, cripta silente del malinconico, fa da filo conduttore ai diversificati approcci teorici e torna nelle descrizioni cliniche. Questo libro nasce da una ricerca sulla melanconia che 10 psicoanalisti hanno condotto nel corso di alcuni anni. Per affrontare l'area melanconica, un'area psichica che rimanda al narcisismo e al conflitto tra Io e Super-Io, gli autori hanno approfondito la ricerca delle funzioni che costituiscono la struttura dello psichismo alle sue origini, dove è centrale la relazione di un organismo prematuro, l'infante, che non dispone ancora di un linguaggio, con l'Altro che nella cura lo sostiene e lo riconosce. (Presentazione di Monica Pierucci)

Parole dal testo

Se ne è andato Medea.
Dimentico di te.
Sei uscita dalla sua memoria.
Avanti Medea fa appello a tutte le tue forze
E le tue arti.
Colpire dove nessuno può aspettarselo
Fai il possibile
Ed anche l’impossibile.
Sia invocata Ecate.
Si prepari il rito funesto.
Sia innalzato l’altare e crepiti la fiamma nella casa.

Da Medea di Euripide

"Che cosa mi trattiene.
Chi rende cosi severo,
perfino dentro la morte,
perfino al di la di essa,
il giudizio che pronuncio  su di me
Chi mi vede.
Io, l’incredula,
continuo ad essere al centro degli sguardi di un dio,
come da bambina,
come da fanciulla
Dovunque io fissi lo sguardoo concentri un pensiero,
non un dio, non un giudizio,
me stessa soltanto".

"Sporcata, macchiata
Le tue mani
sono guanti di seta
Protette
Impermeabili
L’odore stordisce
Lo so.
E dentro le fessure degli occhi
La vita si impone,
sfacciata.
Sbatto,
cento e cento volte
il corpo di lividi
girando intorno a me stessa

Sono solo una sciocca figura
nuda, che danza
e mostra un corpo di rughe,
di tempo che segna la carne,
un corpo sciupato
al quale voltare le spalle
un corpo sbagliato
che si agita su di un palco malmesso.

Custodiscimi,
vivimi,
tienimi
dentro di te
senza farmi sparire".

 

 

 

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