Homo Empathicus
di Rebekka Kricheldorf

 

con

Lucia Alosi, Attilio Caccetta, Giorgia Cacciante, Filippo Causa, Irene Cecchini, Federica Cesino, Francesca Consiglio, Caterina Cosentino, Alessio Di Gese, Paola Grasso, Omar Lombardi, Debora Masci, Antonio Orsini, Monica Pierucci, Teresa Santoro, Simonetta Serra

Immaginiamo di vivere in un mondo in cui finalmente regna l’Empatia, così come teorizzato da Jeremy Rifkin nel suo celebre best-seller del 2009. Sarebbe davvero un paradiso? Un mondo in cui non possono esserci differenze di razza e di genere ma tutti sono definiti semplicemente “esseri umani”, privi di una identità sessuale specifica. Un mondo in cui tutti vestono un’uniforme e pettinature simili, perché non può esistere nessuna forma di discriminazione sociale, economica ed estetica.

Immaginiamo di vivere in un mondo in cui il linguaggio è sorvegliato e tutti sono soggetti a precisi rituali enorme di comportamento, persino nell’alimentazione: si mangia rigorosamente vegano e si beve solo acqua. Nessuno può dirsi e sentirsi brutto, triste, arrabbiato o in difficoltà. Un mondo nel quale i conflitti sono aboliti: fra genitori e figli i rapporti sono idilliaci, così perfetti da sembrare irreali, fiabeschi e le separazioni non sono momenti dolorosi, difficili da elaborare ma vengono gestiti e appianati “godendosi la solitudine, per potersi evolvere”.

Foto di Paolo Sasso

Gli anziani non sono anziani ma “esseri umani che hanno vissuto di più”, il becchino è colui che “adagia sottoterra”, il giardiniere “un esperto di crescita”, la toilette “un centro per l’igiene”, chi perde il lavoro diventa fortunato “per aver ricevuto la possibilità di un nuovo orientamento”.
Anche la morte di persone o animali diviene un evento positivo perché si diventa “cibo per altri esseri umani, ecologicamente compatibile”.

Un mondo fatto di tabù linguistici, fondato su una melliflua censura delle parole non appropriate, nel quale i sentimenti negativi vengono rimossi dal linguaggio stesso. L’atmosfera che regna ovunque è pregna di un formalismo esagerato, in cui le relazioni sono intrise di buonismo e
artificiosa finzione ed ogni divergenza di idee viene abolita. Ma cosa accade se irrompe sulla scena la realtà, nuda e cruda, incarnata da una coppia di “selvaggi”, le voci dissonanti di un uomo e una donna“primitivi”? (note di Paola Grasso, interprete nel cast)

 

 

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