Marina

Credo poco nelle coincidenze fortuite. Cercavo un posto in cui fare teatro e un amico, che aveva sentito parlare di un certo laboratorio, mi disse: "Dovrebbe chiamarsi Metis. Guarda un po'". Credo poco nelle coincidenze fortuite perché con Metis ho trovato lo spazio di cui avevo bisogno per dare la stura alla mia atavica ammirazione per il Teatro.

Sei lì, neofita, che ti muovi in punta di piedi ma l'immersione è immediata, totale. Ti sembra di esserci sempre stato. E in un attimo diventa un circolo vir-zioso, che crea dipendenza come la più benefica delle endorfine. Del processo creativo sei materia e ispirazione, tu e le tue sensazioni, tra gli altri. Fai, fai nuovamente, rifai, fai meglio e ancora nuovamente con lo stesso rigore di un artigiano immerso nel suo lavoro...

 Alla fine, anche se questo meraviglioso mestiere non lo fai per lavoro, impari abbastanza da pensare che senza questo appuntamento saresti una persona peggiore. E non lo capisci subito. Che stai imparando, dico. Perché non è tanto la scoperta di un testo che non avresti mai scelto in libreria o la conquista della dizione della parola "cuòre", è piuttosto quello che ogni volta ti resta sotto pelle, che ti porti nelle tue giornate, che si sedimenta e che poi torna. Perché torna sempre. Ecco, quando torna, ti dici che, no, proprio non ne puoi fare a meno.

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