Perdóno
a cura di A. Oteri
Teatro Sala Uno

Ispirato dalla lettura di "Quando Teresa si arrabbiò con dio" di Jodorowski
Liberamente adattato e riscritto.
Teatro Sala Uno, Roma
Giugno 2015

"L'incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alla quale si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito"

" c'è sincronicità fra il nostro stato d'animo e la figura dei Tarocchi che appare e, al di là delle parole, ci pone in un ascolto totale che tocca il corpo, passa per la pancia, il cuore, la testa divenendo poi pensiero ed azione".

Jung

 

Parole dal testo

Mentre mia mamma cantava
il Rabbi le sarebbe entrato nelle viscere
mentre mia mamma cantava
le avrebbe insegnato la parola prima
quella che da origine a tutte le parole
Grazie
mentre mia mamma cullava
il Rabbi le
recitava a un orecchio
parole

cantava mia madre
ninnando e cullando
e il rabbi
sussurrava
e le parole si facevano viscere
e le parole mutavano la rabbia in canto
non ucciderai la morte.
non desidererai la moglie del vedovo e sarai fedele al tuo fantasma.
non ruberai ciò che ti appartiene nè parlerai con la bocca del tuo prossimo.
non potrai nominare dio invano
perchè tutti i nomi sono lui.
santificherai i tuoi giorni di lavoro
e muterai in scarpe i tuoi genitori.
farai della terra un altare su cui cantino le pecore
e finalmente tu stesso ti benedirai".

A mio padre. Giugno 2015.
 

 

 

Parole dal testo

1

Frugo fra le macerie
per vedere se c'è qualcuno da salvare,
trovo corpi schiacciati, deformi, sventrati.
Fiuto il sangue
il mistero del corpo
le viscere segrete
Bisogna essere prudenti
con i sensi.
Vi sono cose che non possiamo
guardare
né Toccare
né sentire né odorare
bisogna vigilare
sulla percezione
sul desiderio
sui bisogni
sui sentimenti
sulle idee

Non si può pensare
senza limiti

2

sotto la mia pelle nera
c’è il mondo delle essenze
sotto la mia pelle che è corazza
si dispiega il mio canto
la mia vera forma

sotto la mia pelle che spaventa
la terra distribuisce carezze
lunghe milioni di anni
e un dio sempre in festa
dona agli uomini un corpo
trasparente

sotto la mia pelle incerta
è la fine della strada
è l’impensabile
che si presenta come un nulla

non posso indietreggiare
posso solo andare avanti.

Un passo dopo l’altro
dentro la mia pelle bianca

libera da ogni vincolo
Immobile e trasparente

mescolata  all’aria
al buio al freddo
sprofondata nell’abisso
come un albero cavo
Solitudine completa
il mio sangue ora è un grido
il mio corpo un veicolo
che invecchia per sparire

E farsi vita nella corrente
e farsi fiamma
calore e luce fredda.

ti aspetto
ti aspetto
fino a consumarmi

Foto Monica Oddo

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