“Vi sono più cose in cielo e in terra di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”, dice il poeta.
E il teatro cos’è?
E’ rappresentazione della realtà nella sua ineludibile complessità densa di bene e di male, di rumore e di silenzio, di bellezza e di orrore, di ogni possibile contraddizione.
Oppure è materializzazione della creatività e del sentire di chi lo agisce e di chi lo guarda e prova a sconfinare nell’immaginazione e nel sogno.
O forse è quel territorio di tutti e di nessuno che costituisce un confine labile e a volte contrapposizione tra realtà e fantasia, tra ragione e sentimento.
Per tutto questo a me appare perfettamente evocativo il nome Metis che Alessia ha voluto affidare a questa esperienza di teatro, ormai longeva.
Metis, dea femminile che personifica la saggezza, la ragione, l’intelligenza. Metis che ad ogni nostro passo, gesto e parola sul palcoscenico ci lancia la sfida ad onorare queste virtù e a coniugarle con la nostra identità, le nostre contraddizioni fino alle nostre deformazioni nelle quali il teatro sa scavare. Per indurci a reiventarci ogni volta.