Memorie dalla Quarantena

Nessuno ci ha obbligato a scegliere il teatro. Noi che siamo spintonati da questa necessità dobbiamo rimboccarci le maniche e dissodare il giardino che nessuno ci può togliere
Eugenio Barba

Torno a casa. leggera. con quella sensazione di normalità apparente, la soglia di attenzione che si abbassa quel tanto che ti fa prendere confidenza con la realtà che abbiamo lasciato, il 21 febbraio, il primo caso di Covid in Italia, che con precisione machiavellica ha coinciso con il primo tra i terremoti che hanno attraversato il Metis, in questi mesi. Torno a casa leggera, perchè quelle che riusciamo a fare somigliano quasi a delle prove. il testo gira. mi agito sulla sedia. scalpito, perchè vorrei un canale di libertà che ancora ci è precluso: state distanziati! poi alla pausa si ammucchiano tutti attorno alle chiacchiere che tanto ci piace fare: ma quindi raga! ma che parlo a fare! Torno a casa leggera. addirittura canto. addirittura mi concedo questo respiro di estate. siamo arrivati sin qui. e siamo arrivati, ragazzi. era di giugno, dicono i nostri testi. una sera di grande estate.

Goldoni. che voglio dire già in tempi di normalità era un autore che avevo sempre rifiutato. Per quel cattivo ottocento che ne avrebbe fatto il bagaglio obbligatorio di ogni mattatore, per quella tradizione arrivata sin qui nei brutti allestimenti delle compagnie amatoriali, Goldoni che subito è Locandiera, i frizzi i lazzi e quel teatro antico, non nel senso di una Tradizione da recuperare, anticaglia, anticaglia, avrebbe fatto dire l’uomo Goldoni al suo alter ego Orazio nel Teatro comico. Anticaglia. quest’uomo straordinario, nelle pagine dei Memoires, quest’uomo straordinario non già e non solo per aver scritto 150 commedie, ma per aver amato: le donne, la vita, il teatro.

Due maestri ho avuto – e non fa che ripetercelo: il Mondo e il Teatro.

Goldoni. Che già sarebbe stato complicato in teatro: al Preneste e al Quarticciolo, dove saremo dovuti andare. 5 partiture drammaturgiche pensate per il chiuso – e poi in itinere – ripensate possibili : sulla vostra pelle. sulle vostre anime. lo spettacolo si fa. e si fa sempre.

Torno a casa leggera. e addirittura canto.

penso a questa comunità di persone che è stata in piedi di là dalle parole. penso a un progetto folle che con ostinazione abbiamo tenuto in piedi. penso a quelli che sono stati. che hanno sofferto su zoom, che si sono commossi allargando mani e anime oltre quei quadratrini che comunque ci hanno permesso di restare in piedi. io e voi. penso a quelli che non sono stati, e al dialogo interiore che ho mantenuto saldo con i miei padri, per non perdere la direzione, e avere sempre una bussola per orientarmi.

 

 

 

 

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